Questo non si può dire con certezza perché la pressione arteriosa “normale” varia a seconda che si tratti di bambini o adulti, di maschi o di femmine, di giovani o anziani, di magri o di grassi, di neri o di bianchi, di soggetti gracili o robusti ecc. Inoltre la pressione arteriosa varia nelle ore del giorno e a seconda che si sia a riposo o in attività. La tabella 1 vi mostra come aumenta la PA durante alcune comuni attività quotidiane (v. tab 1).
Tab. 1: Incrementi della PA correlati con alcune attività quotidiane
Durante uno sforzo, ad esempio, la pressione arteriosa può salire di molto anche in una persona che ha la pressione arteriosa “normale”. Una persona che a riposo ha una pressione sistolica di 120 mm Hg, all’acme di uno sforzo può avere anche 220 mmHg o anche di più. Certo, c’è un limite anche per questo, perché se dopo 5 minuti di sforzo la PAS (pressione arteriosa sistolica) sale più di 60 mmHg significa che questo individuo è nella fase di “pre-ipertensione”; significa, cioè, che nel futuro questo soggetto potrebbe sviluppare ipertensione. La stessa cosa si può dire se la PAD (pressione arteriosa diastolica) aumenta più di 10 mmHg in qualunque momento della sforzo. Dunque non è possibile dire qual è la pressione arteriosa normale ma poiché è, comunque, necessario avere un punto di riferimento, per sapere se la PA arteriosa di una persona è più alta o più bassa, varie associazioni di medici italiani e stranieri si sono messi d’accordo e hanno stabilito quali sono i limiti di PA che non bisogna superare per essere nella normalità. Per non tediarvi troppo con particolari non necessari vi riportiamo solo quello che ha stabilito l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Negli ultimi tempi si dà molta importanza non solo al valore assoluto della pressione arteriosa ma anche alle patologia concomitanti, nel senso che una pressione arteriosa sistolica di 140 mmHg può essere normale in un soggetto sano ma è eccessiva in un paziente diabetico, fumatore, con colesterolo e trigliceridi alti o che si trova a vivere con una moglie impossibile. Per questo motivo le associazioni di cardiologi ogni tanto riscrivono (anche troppo spesso, per la verità) le linee guida indicando come comportarsi quando l’ipertensione è associata ad altre patologia. La tabella che segue è la classificazione della Ipertensione arteriosa secondo le linee guida delle associazioni europee della cardiologie (ESC) e dell’ipertensione (ESH) del 2018.
E la tabella successiva (sempre ESC/ESH) descrive come comportarsi in caso di ipertensione associata a 1 o più fattori di rischio:
Un discorso a parte bisogna fare per l’ipertensione in gravidanza.
Nel 1° trimestre della gravidanza la PA diminuisce e raggiunge il minimo (circa 15% in meno rispetto al periodo pregravidico) alla fine del 2° trimestre per tornare poi ai valori pregravidici alla fine del terzo trimestre. Nel secondo trimestre della gravidanza valori di PA diastolica di 90 ma anche di 85 mm Hg sono da ritenere francamente patologici. Secondo molti autori è necessaria una attenta osservazione della paziente già quando i valori di PA diastolica superano i 75 mm Hg nel II trimestre o gli 85 mm Hg nel terzo trimestre.
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